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Nell’approccio critico con la realtà esperita dai sensi, ciò che emerge è l’incapacità della mente di percepire l’ambiente in modo corretto e completo.
La realtà è molto più estesa e multiforme di quanto appaia, e il “territorio” contiene una quantità infinitamente più alta di elementi, attributi e relazioni di quanto qualunque mappa sia in grado di rappresentare.
ESISTONO DUE TIPI DI CONOSCENZA
Nel corso della storia si è constatato che l’uomo è capace di due tipi di conoscenza: una razionale, l’altra intuitiva. La conoscenza razionale tipicamente occidentale, è ricavata dall’esperienza degli oggetti e degli eventi che accadono nell’ambiente che ci circonda, ed è di tipo analitico; attraverso di essa il mondo viene conosciuto per divisione e confronto.
L’astrazione è la caratteristica tipica di questo modo di conoscere, perché per poter classificare l’immensa varietà di stimoli di forme e fenomeni proveniente dall’ambiente esterno, essa devenecessariamente scegliere i più significativi, semplificando la complessità del mondo attraverso le categorie. Di qui la costruzione di una mappa intellettuale della realtà, una mappa in grado di restituire solo i contorni di una realtà dove tutto avviene simultaneamente e non secondo l’approccio a struttura lineare e sequenziale che il nostro intelletto ci propone come vero.
Lo studioso di semantica Alfred Korzybski, ha ben sintetizzato la questione con la famosa frase “La mappa non è il territorio”. Gli opposti prodotti dal gran numero di distinzioni intellettuali, possono esistere solo se messi in rapporto gli uni agli altri, ed è per questa ragione che i buddhisti definiscono relativa questo tipo di conoscenza. È chiaro quindi che il nostro pensiero astratto concettuale non è in grado di comprendere o descrivere la complessità di questa realtà, ne consegue che tutta la conoscenza razionale è necessariamente limitata.
“Poiché la nostra rappresentazione della realtà è molto più facile da afferrare che non la realtà stessa, noi tendiamo a confondere le due cose e a prendere i nostri concetti e i nostri simboli come fossero la realtà.
Uno dei principali scopi del misticismo orientale è quello di liberarsi da questa confusione”.
Fritjof Capra : “ Il Tao della fisica” Milano, Adelphi Edizioni, 1982
A differenza dell’Occidente, l’Oriente si è sempre concentrato sulla ricerca di un sapere in grado di conoscere la realtà in modo esperienziale e diretto, ma in grado di trascendere la relatività dell’analisi intellettuale e la realtà necessariamente limitata fornita dalla percezione sensoriale. Quella garantita dall’esperienza diretta viene definita conoscenza assoluta, perché non dipendente da discriminazioni, confronti, astrazioni intellettuali.
“La conoscenza assoluta è quindi un’esperienza della realtà totalmente non intellettuale, un’esperienza che nasce da uno stato di coscienza non ordinario, che può essere chiamato uno stato “meditativo” o mistico”.
Da “Il Tao della fisica” di Fritjof Capra
IL PUNTO DI VISTA CAMBIA LA REALTA’ PERCEPITA
Sulla scorta di quanto sopra esposto, il primo cambiamento procurato dal nostro movimento di crescita nella comprensione dell’esperienza umana, è quindi determinato dall’avere inteso la relatività del nostro sapere razionale.
Ora, proprio poggiando sui limiti sopra esposti, diventa possibile osservare come anche il linguaggio ordinario sia una mappa che, per sua imprecisione intrinseca, possiede un forte grado di flessibilità; la mente non può conoscere tutto ma si fa un’idea di tutto, contestualizzando i vari contenuti.
Ne deriva un’opportunità potenziante: scegliere il contesto cambia la percezione del contenuto.
L’analisi svolta dagli studiosi di neurofisiologia, ha evidenziato attraverso alcuni esperimenti che il contenuto dell’esperienza cambia in base alla prospettiva di lettura scelta dalla mente; la prospettiva scelta viene definita contesto e i contesti altro non sono che interpretazioni del contenuto.
Famosa a questo proposito è la figura disegnata da E.G. Boring, intitolata “Moglie o suocera”, creata in modo tale da consentire una doppia lettura in base al contesto scelto, così da indurre a percepire o una giovane donna o un’anziana signora a seconda della prospettiva presa per buona.
Ciò che viene osservato quindi cambia a seconda del punto di vista scelto.
Una tale comprensione della realtà percettiva legata ai sensi, è valida ed estensibile anche alle emozioni che proviamo, rendendo possibile comprendere che i nostri vissuti possono essere modulati a seconda dei contesti selezionati.
È così che possiamo per esempio abbassare il volume della sofferenza, allenandoci a divenire sempre più abili nella scelta di contesti positivi di lettura delle nostre esperienze.
LA SOFFERENZA NON STA NEI FATTI MA NELL’INTERPRETAZIONE CHE NE DIAMO.
Se dunque è vero l’assunto che la nostra percezione della realtà cambia in base ai pensieri che scegliamo, ne possiamo evincere che è la qualità dei pensieri scelti che crea la realtà di cui facciamo esperienza.
SE NON NE PUOI PIU’ DI PERCEPIRE LA VITA COME SE FOSSE UNA NEMICA, ALLORA FATTI AIUTARE, FALLO PRIMA CHE I RIMPIANTI DIVENTINO GLI UNICI RICORDI DI UN’INTERA ESISTENZA!
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