“I miracoli accadono non in opposizione alla natura,
ma in opposizione a ciò che conosciamo della natura”
(Sant’Agostino)
Cimitero di Roverè Veronese
Sono un uomo di quarant’anni il giorno in cui, bambino nel cuore, contemplo il lucore di neve, che riposa su coloro che riposano.
Sto, in piedi, di fronte al mistero, immerso nel silenzio di chi ormai senza voce, non abita più il dono del corpo.
Sto e taccio.
Sto, in ascolto, sono io il testimone di ciò che accade ora e qui. In me, reco la vita.
Quando nevica, tu sai, il suono “rallenta”, giunge piano su di te, sposando il ritmo segreto di una bellezza glauca che, cadendo lenta, restituisce unità al molteplice, distribuendo senza sguardo, il proprio cieco peso freddo.
Con gesto antico, offro al cielo il palmo nudo. La neve toccando la mia mano, ricorda se stessa e torna a fluire. Tutto attorno, il gelomanto, solo accoglie.
SSSH, tu che ancora fluisci, stai!…
Con un bacio bianco, l’infinita varietà diviene muta, solo le numerose croci vincono, qui, la forza del velo.
Là sotto, la terra, Regina in Camposanto, segretamente riscuote ciò che ha prestato.
Attorno a me uomini e donne, tornati al Sé, testimoniano ora una verità segretamente immobile, neutra d’opposti.
La mano triste di chi è rimasto, invano ne dichiara al mondo l’immagine, tentando di ridare cuore al sogno che fu.
Volti immobili, offrono allo sguardo di chi resta una morta menzogna, testimoniando una verità: che vita è stata!
Il silenzio trascende il suono offrendo la sua voce alla Fonte.
Nel mio tacere sono emissario di tutti voi, messaggeri ora immoti, che come me avete conosciuto la forza del fiume.
Chi e quanti di voi hanno conosciuto la forza della sponda?
Quanti di voi, nel mentre, hanno saputo posarsi sulla stabilità di ciò che con la propria essenza, permette e definisce il fiume stesso?
Tu Papà? E tu, Mamma?
Silenzio. Fredda neve cade.
Sto, e taccio, dimorando il privilegio del fuoco che, ora, abita me; sto e taccio, indagando i vostri lineamenti in quel rettangolo di ricordi, in quel frammento di forma rubata al tempo: una goccia, incapace di esprimere la vostra piena.
Silente, sto, ridando cuore a ciò che tutti insieme abbiamo raccolto, diviso, sparso.
Sono il frutto, qui, come figlio, e sono anche l’albero, ora: di già la Vita abita un Tempio nuovo, venuto attraverso me.
Ma sono voi, e sono il frutto che attraverso voi è venuto: sono il Padre, la Madre e il Figlio.
Uno e Trino, io qui. Ora!
Non ricordo più il suono delle vostre voci. Oggi, il Verbo parla attraverso me.
Mamma, Papà, vi piace la mia canzone?
Ho taciuto a lungo, vi piace ora, la mia canzone?
Ho parlato guerra, ho vissuto amore, sono caduto, ho gridato, ho divelto, scosso, strappato, cucito, inveito, ho percosso il mio Sé.
Ora, ora canto, vi piace?
Siete voi le gocce che sento scorrere sul mio viso?
Siete voi il mio cuore?
Siete voi ciò che non muore mai?
Siete voi Amore?
La nota più bella abita lo spazio che riposa fra due suoni armoniosi. Così il silenzio intona la sua risposta, toccandoMi.
s i l e n z i o
Riconnesso.
Ri-con-Esso.
Consapevolezza, Fuoco essendo, afferma Vita, vincendo morte fredda.
Quel manto bianco che abbraccia la vostra pietra, mi chiama. Con nitore caldo di forma, netta la mia mano posandosi trasforma aperta la neve, lentamente accolta, amante calda, informando di vita il gelo.
“Io Sono!”
Lo Specchio, glauco di mille cristalli, fuso da bacio trascendente, suggella le nozze: Vita e Morte.
Ora, la neve è vinta dal mio fuoco, di già tuttavia le nozze sono infrante, resta, netta, l’impronta fascinosa di Colui Che Ricorda Se Stesso, fluendo nella forma che diviene e scorre.
Io sono, adesso, e voi?
Nella vita, per passione, “scrivo con la luce”, fraziono l’infinito in istanti, unici, fotografo il fiume, congelandone la forma.
Al collo la mia Reflex.
Scatto.
Immagine di un’immagine, ricordo di un ricordo.
“Più forte della morte, la Vita!”
Neve, cade, fredda.
Ricettiva, femmina, l’impronta vuota subito accoglie il seme che bianco lentamente riempie, tornando a cancellare ciò che è appena stato.
Il vuoto dà forma al pieno e il pieno, riempie il vuoto.
Solo ciò che cambia, è promessa.
Il Testimone passa di mano in mano, perché avvenga il Nuovo.
Io sono oggi memoria, di tutti voi, ringrazio, canto la mia canzone e passo.
Vibra in me il Fuoco che arde nel corpo di chi vive.
Io sono.
Io.
Io, io.
Io, sopravvivrò?…
Il cielo lattiginoso, instancabile piange i suoi fiocchi.
Lo interrogo con lo sguardo, mentre, posandosi lento, imperterrito, ieratico, sposa senza posa il Cielo con la Terra.
Lento, più lento, un fiocco grande danzando la sua danza mi chiama.
Lo osservo avvicinarsi recitando il suo volo. Come sussurrando, come promettendo, lento, cade.
Sedotto, ne attendo il bacio.
Ora è più veloce e corre con capriccio la sua corsa, sempre più veloce, deciso, mi sfiora e cade, cade unendosi al fermo-luce più fresco.
L’ultima immagine fissata, rubata al tempo che scorre per rivelarne la segreta essenza, occhieggia sotto al fiocco grande, sul display luminoso della mia Reflex.
Come toccando un desiderio, discosto la preghiera bianca che, dissolta, svela.
Donum Dei, con quanti hai amoreggiato prima di me?
L’Universo è una Creatura Stupenda che parla attraverso i miracoli, e ognuno di Noi ne è Verbo.
Quando nell’intimo nostro avvertiamo che, vedendo Dio, siamo da Dio stesso visti, la nostra coscienza si trasferisce dalla mente al Cuore, ed è così, io sento, che ricordiamo d’essere immortali.
L’Occhio del Cuore.
Il suo ascolto è l’unico in grado di accogliere la Realtà velata.
È così che ci parla l’Universo, suggerendo, sussurrando.
Baciata la neve con la mano, avevo creato un’impronta ma, quanto si presentava ai miei occhi era sbalorditivo.
La luce giocando con le ombre del vuoto, ne aveva danzato il pieno, creando l’illusione di un rilievo.
Premendo sulla neve avevo decretato:
“Esisto.”
Il Tempio, immobile e senza corpo, aveva risuonato potente il suono forte di due mani giunte, e restituendo voce a chi non più in carne vibra, aveva risposto:
“Anche Noi!”.
Certe volte la croce, aprendosi torna a farsi abbraccio.
Certe volte il velo permette squarcio, dando cuore alla gioia.
Certe volte la nostra canzone è toccante e silenziosa.
Certe volte si è Padre, Madre e Figlio, quando la neve cade creando:
I Rilievi del Cuore
Alberto Pomari – Counselor e Alpinista interiore
LEGGI ANCHE “LA MIA STORIA” Come la sofferenza mi ha reso un Counselor di successo
Prima che i rimpianti diventino gli unici ricordi di un’intera esistenza, scegli di farti aiutare da un esperto accreditato!
Io sono il Counselor che ha scritto “GURU DI ME STESSO Manuale di alpinismo interiore”
Lascia un commento