Ho aperto sottovoce il mio armadio, più o meno conscio di quali e quanti fossero i miei scheletri.
Quelle ossa, un pugno nello stomaco.
Nessuno deve sapere! Ti immagini che figura se solo solo qualcuno sapesse?! Nanananà NESSUNO DEVE SAPERE!
Rapido, un fiotto sputato fuori, d’aria invisa, che fatica!
Solo da un po’ di anni a questa parte, e di anni non ne ho pochi, ho deciso di viaggiare più leggero: a qualche femore ho fatto vedere la luce, ma a uno scheletro intero?
Respiro lento e profondo. L’onestà……mmh……
Sbircio là dentro, in segreto.
Mio Dio, quelle ossa non stanno riposte nell’armadio come se fossero morte, si va là, sono vive! Sono come un pallone che io non voglio che nessuno veda; così lo spingo sotto acqua e quanto più lo spingo sotto, tanto più guizza e sfugge pretendendo l’aria, lui VUOLE LA SUPERFICIE, testardo, cocciuto, mulo!
Il mio Ego tiene sette braccia, sette, su palloni vivi e incazzatissimi, che strillano, maledetti, il loro disagio.
State zitti stronzi, state zitti!
Una vita spesa così. Quanta fatica.
Sudo e si vede. Mostrarsi nudo? E beh, no, non se ne parla, troppo pericoloso. E la vergogna?
Tuttavia ricordo la leggerezza del lasciare andare, la bellezza arresa di quel pallone che emerge, quasi un gioco il suo tuffo veloce nel fuori, un piccolo salto e subito un pluff di ritorno in una semplice essenza, di sè.
Sai che c’è? Mi sono rotto!
Chi, chi è il prigioniero, quello vero?
Ah, io sono il prigioniero. Io.
Io anche il carceriere!
E’ COSI’ CHE PARLAVO CON ME all’inizio del mio cammino di crescita personale.
Quando ho preso il coraggio fra le mani, scagliandolo con cura amorevole là, più in là, fra le braccia di chi amo, permettendo infine la mia resa, scommettendo sul cuore, azzardando la mia nudità cruda, ebbene, quello, quello è stato il gesto più poetico e forte che io abbia mai inteso nella mia intera esistenza, la bellezza pura di un Vuoto così pieno, così Me.
Non lo dimenticherò mai, lo ricorderò per sempre!
Il bacio ricevuto e dato, lo ricorderò per sempre.
Debolezza scelta, è forza; vulnerabilità è valle che accoglie e permette. Un po’ più vuoto il mio bicchiere oggi, un po’ più pieno.
Con gratitudine per me, per il coraggio che c’è voluto e che ci vuole ancora!
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