La malattia va dalla Psiche al soma (“soma”, dal greco, significa corpo) ed è cosa oramai risaputa, anche da chi medico non è.
La tristezza colpisce i polmoni, la rabbia il fegato, la paura i reni, l’incapacità di digerire le cose della vita, lo stomaco e via così.
Un Medico italiano, Francesco Oliviero, ha scritto un libro che si intitola “Benattia”.
La mal-attia in realtà, spiega Oliviero, non è tale, essa è in verità una ben-attia, ha lo scopo cioè di fare emergere consapevolezza.
La benattia è il Ministro del cambiamento, accade affinchè noi ci si possa occupare di esprimere una risposta abile attraverso il nostro comportamento.
La benattia ha lo scopo di sottolineare la presenza di un blocco energetico, e la nostra responsabilità abita la capacità nuova di sciogliere i nodi che sono energeticamente comparsi di conseguenza nel corpo, andando a comprenderne le cause.
In un corpo sano l’energia si muove, in un corpo “ammalato” l’energia si blocca, in precise zone del soma.
Anticamente Platone distingueva tra Medicina per gli schiavi e Medicina per i Patrizi: la prima era pensata per riportare al lavoro gli schiavi quanto più rapidamente possibile.
La Medicina per gli schiavi era quindi strutturata con lo scopo di eliminare i sintomi.
La Medicina per i Patrizi invece, era pensata per scoprire la causa della malattia, eliminando la quale, si sarebbe ovviamente ottenuto anche la scomparsa dei sintomi!
Le malattie NON sono brutte notizie quindi, sono telefonate d’allarme, a cui alcuni nel corso della vita alcuni rispondono con abilità e altri invece no.
La morte esiste, ma solo agli occhi di chi vede gli altri morire, e ovviamente talune malattie portano alla morte del corpo, è un fatto.
Tuttavia questo NON significa, che l’impianto cognitivo e filosofico succitato sia da invalidare.
L’Epigenetica e la Psiconeuroimmunologia, sono branche nuove di una Scienza medica che è costantemente in evoluzione.
Lo spiega bene Fritjoff Capra nel suo bellissimo “Il Tao della Fisica”: nel tempo, due volte su quattro la Scienza giunge a contraddire se stessa!
Epigenetica e Psiconeuroimmunologia, mettono in contatto l’Essere Umano con un potere di autoguarigione possibile, connesso con l’effetto placebo.
Bruce Lipton biologo di fama mondiale, nel suo per me imperdibile “Evoluzione spontanea”, verso la metà del suo scritto cita il libro “Healing with love”, “Guarire con l’amore”.
Il Medico autore del libro appena citato, descrive a un certo punto del suo scritto, gli esperimenti scientifici svolti su di un gruppo di cellule tumorali.
Il primo passo dell’esperimento, consisteva nel dividere in due gruppi distinti un insieme di cellule tumorali gemelle.
Il secondo prevedeva invece che un primo gruppo venisse consegnato a una persona cui erano state impartite chiare istruzioni sul comportamento da tenere: ignorare le cellule!
Il secondo gruppo di cellule tumorali, era stato invece affidato a una persona che aveva il compito di accoglierle, prendendosene cura con amore.
Il risultato?
Le cellule ignorate avevano continuato a proliferare, mentre le cellule trattate con gentile amorevolezza, con amore appunto, avevano bloccato la proliferazione e avevano incominciato a regredire!
L’effetto placebo, ha un fratello cattivo, meno noto: l’effetto nocebo.
Il pensiero crea e le parole sono la forma grossolana, vibrazionale, del pensiero.
Lo mostra e lo dimostra il lavoro di un altro Medico, giapponese questa volta: Masaru Emoto.
I suoi studi dimostrano come le parole siano in grado di influenzare la struttura dell’acqua.
Benedire l’acqua, genera forme simmetriche e armoniose, maledire invece distrugge la segreta e possibile armonia delle forme della acqua stessa, percepibili solo al microscopio elettronico.
Il nostro corpo è fatto di acqua, al 70%, dire bene di noi, benedire noi stessi genera guarigione, maledire, dire male di noi, genera squilibrio.
Quando la malattia è terminale, ecco, questa è una brutta notizia, ma lo è per chi rimane, non per chi lascia il corpo.
Durante tutta l’esistenza in vita, la benattia, come ora mi piace chiamarla secondo una giustizia che ho imparato a riconoscerle, ci guida alla scoperta dei meandri della nostra coscienza, è un’amica!
La morte invece, talvolta è l’amica di chi soffre indicibilmente, da anni!
Il problema qui non è la malattia, è la morte.
Fa paura rimanere soli, ci fa arrabbiare il contatto con l’impotenza, la tristezza ci annichilisce, ci fa perdere la testa, espone alla vista, talvolta, comprensibili comportamenti, figli tuttavia del peggio di noi.
La malattia chiede cambiamento quindi, la morte invece chiede comprensione, accoglienza, trasformazione, evoluzione, in una parola Rinascita.
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