La Vita è un gioco, lo chiamano “Lila” in India, dicono: “Lila, il gioco di Dio.”
Qualche anno fa, era Ottobre, ho fatto la meravigliosa esperienza della Vipassana, la via meditativa suggerita da Buddha per conseguire libertà dalla sofferenza.
La Vipassana può durare a lungo, la mia, secondo i canoni proposti a Lutirano di Marradi, è durata dieci giorni.
Dieci giorni di silenzio totale.
Dieci giorni di Meditazione, tutto il giorno.
In piedi alle 4,30 del mattino, a letto alle 21,30 della sera.
Un percorso lento lento, fisicamente doloroso, un tuffo a capofitto nel Sè: un viaggio interiore tessuto d’immobilità, nel corpo e nel dire.
Non sono un visivo, non è il mio canale spontaneamente preferito la vista, tuttavia in quei giorni le immagini turbinavano nella mia mente.
Ho visto.
Ho visto molte cose e ne reco esperienza in me, a livello cellulare.
Ho vissuto tante cose che oggi, per esperienza viva, bevuta, e mangiata, sono divenute corpo.
Ho ricevuto molti doni, anzi, davvero moltissimi.
Il più bello tuttavia l’ho avuto tra le mani della mia vista, il nono giorno.
Il 9 è il numero del cambiamento, ed è nel Suo segno che ciò che ho visto si ascrive.
Quando mia Madre, il mio Sole, è morta, aveva solo 57 anni, anche se ne dimostrava 90!
Piegata, vinta, rubata alla presenza, da tedesca demenza.
L’Alzheimer aveva permesso l’incedere lento, incerto e ripiegato del suo corpo che, caparbio, continuava a vivere in sua assenza.
La malattia aveva impiegato 7 anni a spegnere la vita fisica, una manciata di mesi per cancellare invece memoria e presenza.
Avevo 14 anni quando mia madre si è ammalata, 21 quando è morta, nel compimento del mio terzo ciclo di 7.
Ho bestemmiato la Vita in quegli anni.
Spento il mio Sole, anch’io ero finito al buio.
Quarant’anni fa si sapeva poco dell’Alzheimer, oggi viene garantito molto appoggio a chi accompagna l’ammalato.
A quei tempi “la badante” di mia madre ero io: ne sono rimasto schiacciato!
Ho odiato mia madre, ho odiato il mio Sole, colpevole di essersi spento.
Desideravo il suo nutrimento, ma i miei erano divenuti disperati pasti di sale.
Bruciato, in bocca solo parole ingrate.
Ho speso una vita odiando il buio in cui ero caduto perdendomi.
Un giorno, stanco di essere cieco, ho scelto di farmi aiutare.
Le palpebre dei miei occhi, incollate dalle maledizioni, ignoravano la luce e, anche se nel tempo avevo ricevuto la benedizione di una famiglia funzionale, dentro di me ero follemente arrabbiato.
Il giorno benedetto in cui ho scelto di farmi aiutare da un esperto, sono tornato a vedere e a respirare, lasciandomi alle spalle la cecità degli occhi e l’eterna apnea.
Quel giorno lo ricorderò per sempre, mi è sembrato di rinascere, ancora.
Smettere di bere il veleno dell’odio, non è stata cosa facile, nè rapida.
Il processo del perdono, ha richiesto un’Alchimia lenta, che però ho perseguito con intento preciso e forte.
Mi ci sono voluti anni, anni di fatica immensa, e poi, finalmente anni di impegno, che per me è fatica scelta.
Il nono giorno di Vipassana, ho visto ciò che oggi riconosco come Verità.
Quel giorno nono, nella visione onirica e densa del mio Occhio Interiore, mia Madre procedeva di fronte a me, camminando lenta la Sua assenza.
Ingobbita e indicibilmente vecchia, canuta e rada la capigliatura, senza meta il suo cerchio di passi.
Quel giorno io ho visto. Ho visto!
In Lei, Sacro, di Luce pieno, lo Spirito camminava eretto e fiero.
Solenne e silenziosa, la Vipassana di mia Madre, oltremodo gloriosa.
Mia Mamma, nuda del ricordo di Sè, demente per scelta animica e per accordo sacro, fra Noi.
La vita, quando vissuta nell’inconsapevolezza, è incontro e più spesso scontro fra personalità.
La Vita, quando vissuta nella consapevolezza invece, è opportunità, è crescita, trasformazione, evoluzione, è Relazione Sacra fra Essenze incarnate.
Un’Alchemica, mirabolante Magia.
Oggi so.
Oggi so.
Oggi so!
Oggi so il valore supremo del coraggioso Tuffo nel Lete, di Luigina.
Oggi so che senza la morte in vita della Madre mia, io non sarei io.
Oggi so, per averlo visto, che senza il Suo cammino, doloroso e lentissimo, senza il Suo Dono di sofferenza buia bevuta anche dal mio Cuore, io mancherei d’essere ciò che sono.
Oggi so che senza la Sua Passione, cristica, silente, dimentica di ogni mondo, la torcia sacra che accende il mio dire, sarebbe spenta, inerte, sterile e priva di umana Essenza.
Il Cuore mio si nutre di Te, Madre, ancora oggi il Tuo seno mi disseta.
Del Tuo silenzio, grazie.
Del Tuo cammino, grazie.
Del Tuo Dono, e del Perdono mio, grazie.
Della Tua Silente, lunghissima Vipassana, grazie, grazie e grazie ancora.
Io Sono, perchè Tu!
Mio Sole, Mio Sole, Sole Mio…
Tornare a riconoscere l’innocenza di entrambi i miei genitori, ha significato per me sanare il mondo.
Che Tu possa continuare ad amare o, come Me, tornare ad amare la Fonte del Fiume Che Sei!
Alberto Pomari – Counselor e Alpinista interiore
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