Alcuni di noi desiderano morire, per paura di vivere.
Alcuni di noi desiderano vivere e hanno paura di morire.
Altri ancora poi, hanno paura di vivere quanto di morire.
Il Covid19 ha fermato la frenetica corsa del fare di noi tutti, permettendo il nostro ritorno al solo essere, nel mondo.
Finalmente fermi, ciascuno può tornare a sentire se stesso.
FARE per stordire il dolore di vivere.
ESSERE per tornare finalmente a sentirlo.
Mezzi morti.
Si può essere parzialmente innamorati dell’idea di morire, significa che si è innamorati solo in parte della vita.
Mezzi morti.
Questo tempo, di questi giorni, è un tempo di clemenza, che ci lascia vivere, lentamente.
Ne sono cosciente, non è così per tutti: il fare per guadagnare è presente in chi, non potendo lavorare, avverte il pericolo di non avere di che sostentarsi.
Ma questo è anche un tempo di solidarietà, un aiuto che circola tra vicini.
Qualcuno è chiamato a imparare a ricevere, qualcun altro ha bisogno di imparare a dare, così sembra.
Stendere la mano.
Stendere la mano per ricevere vita, cibo o calore umano, è rischioso, perchè la frustrazione del desiderio potrebbe risultare intollerabile.
Così si arriva a sopportare la fame, e il freddo generato dalla mancanza di caldi rapporti umani, per paura del rifiuto.
Aprire il cuore, significa correre il rischio di venire rifiutati, e il rifiuto ha la valenza del morire.
Se credo di avere, non chiedo, e dò favorendo la vita.
Se credo di non avere, posso chiedere, ma temo la morte, e per paura della morte, imparo a sopravvivere, affamato, nel gelo!
Vivere pienamente è quindi scegliere di aprire il cuore, sapendo di correre il rischio di morire.
Il senso d’inadeguatezza personale, può essere così forte da bloccare la vitalità, facendoci desiderare di morire fisicamente, per paura di morire psicologicamente.
Desiderare consciamente o inconsciamente di morire, equivale a una delle più grandi paure: quella di vivere.
Comprendere, grazie all’ascolto di sè che questi giorni consentono, comprendere dicevo, che siamo così profondamente arrabbiati e tristi da desiderare di morire, equivale a un’accettazione di sè.
Accettazione di sè è pensare di essere deboli? Che sia.
E’ pensare di essere impotenti? Che sia.
E’ pensare di essere soli? Che sia.
E’ sentirsi tristi e indifesi? Che sia.
E’ sentirsi arrabbiati? Che sia.
E’ sentire, ansia, paura, terrore? Che sia.
E’ sentire, vedere e toccare con mano il rifiuto? Che sia.
E’ sentire, vedere e toccare con mano l’abbandono? Che sia.
E’ sentire, vedere e toccare con mano l’ingiustizia? Che sia.
E’ sentire, vedere e toccare con mano l’indifferenza? Che sia.
E’ sentire, vedere e toccare con mano l’umiliazione? Che sia.
E’ sentire, vedere e toccare con mano il tradimento? Che sia.
Una volta che riusciamo ad accogliere tutti questi pensieri, queste emozioni, e tutte queste ferite che da sempre rechiamo in Noi, allora siamo pronti lasciare andare la paura.
La paura è la Madre della schiavitù.
Ma la paura è anche la Madre del Coraggio!
E’ solo lasciando andare la paura che possiamo imparare a essere LIBERI.
Ergersi e stagliarsi verso il Cielo come Querce forti, è saper accettare di stare da soli, radicati in Noi stessi senza paura, anche senza amici o compagni.
Non vi può essere entusiasmo senza accettazione.
Non vi può essere gioia in presenza di paura.
Non vi può essere amore in presenza di paura.
Non vi può essere serenità in presenza di paura.
Nè coraggio, nè pace, nè libertà, nè verità, nè salute!
Nessuno diventa grande in assenza dell’accettazione di essere piccolo, indifeso e debole.
Entusiasmo viene dal greco: [en] dentro [thèos] dio.
Lasciarsi andare è smettere
Far cessare il giudizio negativo è iniziare
Amare è continuare
Tutto questo è un peso da lasciare andare
Omraam Mikhaël Aïvanhov
Mi ero perso, nell’impotenza, nella rabbia, nella tristezza, nell’avversione, nell’attaccamento.
E’ un periodo storico quello che stiamo vivendo, unico.
Che grande impegno che richiede.
Che grande l’opportunità che offre!
E’ l’amaro che insegna la dolcezza
Piangere è essenziale: chi non sa piangere non saprà come ridere.
Chi non solleva pesi, non può divenire forte.
“TU ACCOGLI IN TE IL MALE
E LO TRASFORMI IN BENE.
PERCHE’ IL MALE NON ESISTE,
ESISTE SOLTANTO LA FORZA NON TRASFORMATA.”
Gitta Mallasz
Mi ero perso, nel buio di questi giorni bui, mi ero perso e chiedo scusa a Me stesso.
Mi ero perso e mi ringrazio, perchè è cosa grande il desiderio di ritrovarsi, ed è una Grazia grande anch’essa quando il ritrovarsi accade.
Non è fuori il cambiamento, è dentro.
E non v’è battaglia per il guerriero nudo, vestito di Luce possibile, ma solo cessazione della stessa.
Non vi è guerra per chi depone le armi.
Non vi è guerra per chi cessa il giudizio.
Mi ero perso, pieno di rabbia e perciò privo di compassione.
La pace è uno stato di salute interiore in cui albergano silenzio, calma, tranquillità.
Dio mio sono un mare.
Urlo nella tempesta e canto nella calma.
Sono un Mare grande, vivo di opposti, e posso solo accettarmi, sarà da lì che verrà la mia forza e anche la Tua.
Che Tu possa essere fiore e Primavera, che il Tuo pensiero possa essere profumato quindi e il Tuo Cuore coraggioso, e anche il mio!
In alto i Cuori!
Alberto Pomari – Counselor e Alpinista interiore
Grazie Varhinya, per avermi offerto il pensiero, profumatissimo, di Omraam Mikhaël Aïvanhov
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