La lampada è ormai vuota, l’olio si è esaurito,
il tamburo ormai tace, il danzatore si è coricato,
il fuoco si è spento e nessun fumo si leva,
l’anima è assorbita nell’Unico, e non c’è più dualità.
Kabir
La morte.
Ogni persona nascendo entra in un corpo che occupa uno spazio assolutamente personale, unico: una porzione d’Infinito viene dedicata a noi, divenendo viva, sensibile, sacra, da difendere sino alla morte.
Ciò che è personale può essere ucciso o distrutto dal tempo relativo, tutto ciò che nasce è destinato a corrompersi, ciò che resta da capire è cosa significhi nascere, e cosa significhi morte.
Noi sappiamo che esiste la morte perché vediamo gli altri morire.
Vediamo che gli altri muoiono ed è per questo che diciamo che la morte esiste.
I corpi cadono!
Esiste la morte?
Sì e, NO!
Come facciamo a sapere che la morte esiste?
Beh, come detto, vediamo gli altri morire.
Questa è la nostra esperienza della morte, vediamo che un corpo se viene trafitto, se si ammala, se invecchia, muore.
Ciò che va notato quindi è che a morire sono sempre gli altri ed è solo per inferenza che deduciamo che anche il nostro corpo morirà.
MA, personalmente, individualmente NON possiamo avere esperienza della morte del corpo che abitiamo.
“Conosciuta” nel mondo fenomenico, morte equivale a: fine della vita del corpo DEGLI ALTRI!
Affermare che dopo la morte la vita degli altri continua, è un atto di fede che parrebbe non dimostrabile, ma la PROPRIA immortalità è un’esperienza, è un fatto!
Essere vivi significa avere esperienze, morire significa immaginare che chi è morto non possa averne più.
Quindi, se morendo potremo dolerci di essere morti, vorrà dire che ne staremo facendo esperienza viva e consapevole: avremo lasciato il corpo ma non la consapevolezza di essere vivi; se invece cadendo “come corpo morto cade” piomberemo nell’annichilimento della consapevolezza, saranno solo i vivi a sapere che siamo morti.
La nostra persona non potrà farne esperienza e quindi NON potremo soffrirne.
Ne consegue che nascere in un corpo, significa assurgere nel tempo a consapevole esperienza di vita e che abitare un corpo animato, equivale a fare esperienza di personale immortalità.
Che cos’è che consente l’uso di una brocca?
Il vuoto.
È il vuoto che le permette di riempirsi.
Quando la brocca si rompe, il “suo” vuoto torna a fondersi con il Vuoto senza sparire.
Il vuoto della brocca è l’Impersonale che si è fatto persona, permettendo così che la potenzialità diventi atto, rivelando che Assoluto e relativo, sono Uno.
Quando il pieno torna al Vuoto, nulla sparisce né muore, solo l’illusione del pieno decade alla vista di chi permane nell’inganno imposto dal Velo di Maya.
Ora, se questo è vero per Me, lo è anche per Te.
Ne consegue che siamo, TUTTI, immortali.
Non esiste la morte, tutti siamo immortali, non è che un laccio la carne, destinato a sciogliersi dalla Vita, senza che Vita cada!
Quando l’Impersonale si fonde nel Personale, Dio nasce divenendo Io.
Quando l’Io torna a fondersi con l’Impersonale, l’Io si fa Dio.
Siamo tutti uno nel nostro essere io, siamo tutti Uno nel nostro essere Dio e uno con l’Uno è Ciò Che Siamo, qui e Adesso.
L’Immortale, il Dio vivente, quello che stai cercando da una vita, non è più lontano da Te di uno dei battiti del Tuo Cuore.
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s’è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.
Fernando Pessoa
Non moriremo mai, MA si può morire in vita!
Si può morire se il corpo viene salvato a ogni costo.
Si può morire se ciò che è veramente importante viene riposto.
Si può morire, se il vero cede il passo al falso.
Si può morire se la bocca tace ciò che andrebbe detto.
Si può morire di paura.
Oppure si può morire per amore.
Per amor di Libertà.
Per amor di Verità.
Per amor di Giustizia.
Per sete di Uguaglianza.
Per amor di Amore.
In fondo tutto, davvero Tutto è solo Vita.
Tuttavia non andartene docile, cadendo sotto i colpi inflitti dalla notte della coscienza, e come diceva Dylan Thomas, se puoi, se puoi:
“Infuriati, infuriati contro il morire della luce!”
Che la Morte possa trovarci vivi!
In alto i Cuori!
Alberto Pomari – Counselor e Alpinista interiore
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