Compito dell’accompagnatore è giungere alla seduta di rebirthing avendo egli stesso respirato.
È molto importante che chi offre sedute di respiro, pratichi il respiro a sua volta (al di fuori della seduta); l’accompagnatore rischia infatti di essere risucchiato dalle problematiche di chi respira se riconosce in esse le proprie difficoltà irrisolte.
Questa dinamica genera nell’accompagnatore una controproducente identificazione che viene definita col termine di controtransfert.
Nel corso di una seduta i compiti di un conduttore sono numerosi e sempre figli di studio, in misura molto importante di esperienza, e infine non ultimo di amore.
Condurre una seduta di respiro consapevole è infatti un atto di devozione profonda, che si nutre di una sentita consapevolezza della sacralità di ciò che avviene in nostra presenza, un rapporto di fatto trascendente, dove l’accompagnato e l’accompagnatore si affidano consapevolmente e per scelta, ai propri Maestri interiori, in un atteggiamento di ascolto che col tempo diviene deferente e attento anche da parte di chi sta imparando a respirare e quindi a conoscersi meglio.
Uno dei compiti fondamentali dell’accompagnatore è quindi garantire sostegno, armonia, empatia e compassione; è l’insieme di questi sentimenti che ricrea in chi si accinge a respirare, la sensazione di poterlo fare in un ambiente protetto.
Un “come ti senti con una parola sola?” Detta all’inizio della seduta, consente all’accompagnato di condividere il proprio stato d’animo; questo non risolve le eventuali tensioni, ma consente un primo scioglimento e una focalizzazione sul vissuto del momento e quindi sulla scelta di lasciarlo andare.
È importante che chi accompagna garantisca una presenza attiva, anche attraverso la propria respirazione.
L’organo di respirazione è per eccellenza il naso e quindi la respirazione nasale rappresenta l’ideale, ma anche il respiro con la bocca va bene, tuttavia è essenziale scegliere solo uno dei due, questo a discrezione del rebirther.
Durante la respirazione nasale è importante mantenere la lingua attaccata al palato, così facendo si chiude infatti il percorso circolare dell’energia che, salendo dall’osso sacro lungo la schiena, può “scavallare” la sommità del capo e scendere quindi sino a raggiungere il primo chakra, chiudendo così il suo percorso circolare, se la lingua appunto lo consente.
Pur non assillando il respirante con la propria presenza, il rebirther deve comunque poter intervenire, con tocco leggero della mano, allo scopo di evitare che il cliente si lasci andare al sonno.
Sarà importante concedere al cliente che si dichiara molto stanco un quarto d’ora di sonno prima di iniziare la seduta.
Durante la seduta di respiro, in particolar modo in presenza di persone inesperte, potrà capitare di dover intervenire facendo udire il proprio ritmo respiratorio al respirante, allo scopo di ricondurlo alla cadenza corretta.
Qualora il ritmo rallentasse o se l’accompagnato dovesse entrare in apnea, è previsto un richiamo dell’attenzione attraverso leggeri tocchi sul torace; il tocco fra le sopracciglia o sul chakra del cuore deve essere sempre figlio di ispirazione e centratura da parte dell’accompagnatore; il tocco sul terzo occhio, fra le sopracciglia appunto dovrà essere portato se chi sta respirando mostra tensione sul volto e, appunto contrazione sopraccigliare; dovrà essere delicato e non dovrà durare più di qualche secondo.
Il respiro con la bocca è più disagevole, perché provoca secchezza delle fauci, anche se insistendo il problema viene avvertito in misura progressivamente minore.
Questa forma di respiro è meno naturale di quella nasale, ma sicuramente più indicata per le persone inesperte, poiché il volume di ossigeno inspirato è maggiore e l’attivazione risulta così essere più facile.
Alla luce di quanto sopra esposto risulta evidente quanto la tecnica e l’esperienza del rebirther risultino di fondamentale importanza ai fini di un corretto ed efficiente svolgersi della seduta; tuttavia ancora una volta è importante sottolineare l’importanza del cuore, durante una seduta infatti è fondamentale intervenire il meno possibile, è necessario togliersi dall’attitudine del fare, il trattamento sarà tanto più efficace quanto più saremo presenti con il corpo, con la mente, e appunto con il cuore.
L’energia riequilibratrice non siamo noi a portarla, è il respiro, un’energia intelligente che permette in modo esatto l’affiorare di ciò di cui abbiamo bisogno.
La tecnica messa a punto dal rebirthing offre uno strumento potente in grado di ristrutturare profondamente l’equilibrio del sistema mente-corpo-emozioni, ma anche di offrire, nell’approccio transpersonale, un’esperienza di sé capace di riconnetterci con il Divino che ci abita.
Il respiro ha dunque in sé la forza e l’armoniosa intelligenza di ricomporre ciò che in noi si è frammentato, e di farlo con un amore che si fa esperienza per chi ne prova il tocco.
Il Respiro è presenza viva, e sì, Ti tocca.