Il nome Rebirthing come già visto, è dovuto alla facilità con cui si può rivivere l’evento della nascita attraverso il respiro consapevole.
Poiché il parto rappresenta un’esperienza fortemente traumatica, si definisce “trauma di nascita” la somma di difficili momenti vissuti dal neonato.
Alla nascita, evento che tutti accomuna, i neonati vengono spesso trattati come non-entità, quasi come fossero oggetti incapaci di percezioni ed emozioni.
In realtà il neonato possiede un’intelligenza innata che gli permette di registrare ciò che sta succedendo in modo così profondo da influenzarlo per tutta la vita; così, se una creatura rimasta per circa nove mesi in un ambiente nutriente, protetto, caldo, dai suoni attutiti, come quello intrauterino materno, passa all’improvviso a subire spinte meccaniche, forti pressioni, senso di soffocamento, per poi appena nata passare dal buio a una luce accecante, in un ambiente freddo, dai suoni squillanti, dove all’improvviso, testa in giù, fa conoscenza di mani che lo sollevano bruscamente, dall’acqua calda al secco, dall’ossigenazione sanguigna a quella polmonare, beh è facile comprendere come si sia giunti a parlare di trauma di nascita.
L’importanza di tale trauma è ormai riconosciuto nell’ambito della Psicologia Transpersonale, anche grazie al contributo fornito dal Rebirthing.
Un apporto enorme per il riconoscimento del trauma di nascita nella formazione di vari disturbi psicosomatici e psichici, è stato dato dallo psichiatra Stanislav Grof, uno dei massimi esponenti della Psicologia Transpersonale, creatore del metodo di respirazione olotropica,.
Nella sua ricerca sugli stati alterati di coscienza, che egli chiama olotropici appunto, ha contribuito a sviluppare un nuovo approccio in grado di integrare la teoria nella pratica psicoterapica, la dimensione transpersonale e spirituale.
In “La psicologia del futuro” (edizioni RED), Grof afferma:
”Le esperienze negli stati olotropici di coscienza e le osservazioni che ne scaturiscono, non possono essere spiegate nei termini della struttura concettuale della psichiatria accademica, limitata alla biografia postnatale e all’inconscio individuale freudiano. Per inquadrare la fenomenologia di questi stati e degli eventi a essi associati, abbiamo bisogno di un modello più grande e più adatto a descrivere la psiche umana e di una visione totalmente diversa della coscienza.”
Giovanna Visini ibidem sopra
Così Grof giunge a definire un nuovo paradigma, fornendo anche una nuova mappa della psiche, individuando relazioni prima non considerate, tra gli eventi traumatici della nascita e “le conclusioni tratte sulla vita, basate su questi avvenimenti”.
La mappa di cui sopra, contiene oltre al solito livello geografico, due settori transbiografici: il livello perinatale e il livello transpersonale, fonte quest’ultimo di memorie ancestrali, razziali, filogenetiche, archetipiche e karmiche, luogo-non luogo di esperienze di vita come l’identificazione con la Mente Universale e con il Vuoto Sovracosmico.
Le sequenze della nascita collegate alle tematiche che emergono dall’inconscio, sono state organizzate in quattro matrici dinamiche denominate Matrici Perinatali di Base (MPB):
MPB I – esistenza intrauterina: il feto è sospeso avvolto nel liquido amniotico;
MPB II – inizio della nascita biologica: il feto viene risucchiato, costretto nel canale del parto, di cui ancora non vede la fine;
MPB III – verso la luce: le contrazioni uterine proseguono, la cervice è ormai dilatata, il feto può avanzare lungo il canale; s’intravede finalmente la fine del percorso;
MPB IV – espulsione dal canale del parto e taglio del cordone ombelicale.”
Intelligenza emotiva e respiro Alessandro D’Orlando Edizioni Amrita pag. 85
Nella MPB I la madre e il feto vivono in simbiosi; a seconda di come la madre ha vissuto la gravidanza il feto può vivere, e ricordare, la sensazione di essere vissuto “in un buon grembo” o “in cattivo grembo”.
Nella MPB II il feto può provare un’intensa sensazione di soffocamento e una profonda disperazione, prevale la paura di morire, o di impazzire, (Inferno)
Nella MPBIII continua la sensazione di soffocamento, il feto lotta per sopravvivere ma intuisce una via di uscita dal dolore della sofferenza (Purgatorio).
Nella MPB IV alla nascita uscendo dal canale del parto, il feto incontra la luce, inizia respirare autonomamente, è vita (curioso come l’esperienza riportata dalle persone che hanno avuto esperienze di premorte, riportino la visione di un tunnel buio alla fine del quale si entra in un trionfo di luce che è vita, non morte, e quindi rinascita nella coscienza di sé, in un viaggio archetipico che suggerisce ciclicità, fuori-dentro-fuori, vita-morte-vita, inspirazione-espirazione-inspirazione).
Le matrici perinatali sembrano inoltre suggerire il cammino simbolico dell’umana coscienza, toccando le tappe dell’unità (MPB I simbiosi con la Madre), della separazione (MPB II Inferno), della trasmutazione integrante (MPB III Purgatorio, il sorgere del Testimone) e infine del ritorno all’Unità, sotto forma di ri-nascita a nuova vita (MPB IV Visione Paradisiaca, tunnel e luce).
Gli studi di Grof hanno evidenziato che “… in età adulta, una specifica fase può influire in maniera determinante sullo sviluppo della persona, dando origine a un approccio esistenziale e a problematiche specifiche ben definite”.
Intelligenza emotiva e respiro Alessandro D’Orlando Ed. Amrita pag. 86
Da tutto questo si evince l’importanza di integrare il trauma di nascita e, un potente ausilio all’integrazione è dato dal respiro in acqua calda o fredda, dove l’acqua calda evoca l’unione, l’accoglienza, il femminile, il grembo materno, a differenza dell’acqua fredda (temperatura intorno ai 18° C), che altresì richiama la separazione, la difficoltà, la solitudine, la malattia, la fragilità, e non è sostegno quindi, ma, sentirsi morire.
“L’obiettivo è di entrare in sintonia con il proprio destino così com’è, dando il benvenuto al freddo come al caldo, accettando entrambi come fatti della vita”.
Intelligenza emotiva e respiro Alessandro D’Orlando Ed. Amrita pag. 88
Per le donne che intendono generare una nuova vita, respirare con consapevolezza diviene dono d’amore verso il proprio figlio, poiché è fondamentale integrare il trauma di nascita allo scopo di non passare al nascituro aggregati emozionali irrisolti.
Imparare a gestire l’eventuale dolore del parto attraverso il respiro, consentirà inoltre di rinunciare all’uso di anestetici, veri e propri veleni di cui la natura non ha mai necessitato, farmaci che inesorabilmente stordiscono il feto, portandolo a vivere le esperienze perinatali in modo distorto, con tutte le relative e talvolta nefaste implicazioni (tra cui secondo Grof la predisposizione ad alcune forme di tossicomania).