Prima di giudicare qualcuno indossa i suoi mocassini per tre lune.
Proverbio Sioux
Ogni volta che cadi, raccogli qualcosa!
LA MIA STORIA
COME LA SOFFERENZA MI HA RESO UN COUNSELOR DI SUCCESSO
In tutta onestà sai, ho passato una buona fetta della mia vita a credere di essere un fallito. Mio padre era un farmacista, un uomo socialmente molto riuscito: il Commendatore, Cavaliere, Ufficiale, Dottor Leone Pomari. Mia madre, Luigina Pasetto, era una Maestra.
Ho 55 anni in questo momento, hai presente l’Italia del paese dell’infanzia di chi ha la mia età? Le autorità erano pressappoco: il Medico, il Farmacista, la Maestra, il Prete. La maestra del paese era la mia mamma, maestra anche del sottoscritto. Unico mio compito per ottenere il suo amore? Essere bravo!
Io? Non ero bravo, ero eccellente, volevo il calore e la luce del mio Sole, mia madre.
A 14 anni, ho dovuto fare a botte con il buio, il mio Sole si era spento, era morto prima che il suo corpo morisse, una eclissi totale e disperata:
l’Alzheimer i Soli li ingoia!
Essere bravo, eccellere, improvvisamente non valeva più nulla, il mio Sole era divenuto molto educato con me: incontrandomi mi dava del “Lei”. Ho toccato il fondo in quegli anni e un frammento vivo di me adolescente, ancora lamenta ingiustizia, abbandono, tradimento, solitudine. Primo della classe fino alle medie, ero poi disperatamente divenuto ribelle nei confronti della luce e nel tempo di due/tre amen, mi ero trasformato in una pecora nera.
Tutti presi dalle loro incombenze a casa mia, dal proprio lavoro, dalle proprie famiglie. Perciò quando tornavo a casa dal liceo, niente di pronto da mangiare e nessuno presente, tranne il corpo di mia madre che, nel buio di sé, tesseva un inesorabile rosario di passi vuoti di presenza. Quando la luce si spegne, al buio ci finisci anche tu. La depressione la conosco, ha fatto pasto di me per molti anni.
Ho benedetto la morte di mia madre ad alta voce, porto ancora il rossore sulla mia guancia, mia sorella, uno schiaffo. Avevo 21 anni.
La demenza aveva portato alla morte mia madre in giovane età, aveva appena 57 anni quando è morta, ma ne dimostrava 90.
7 anni di malattia, lunghi, lunghi, lunghi. 7 anni di buio, 2.555 giorni.
“La badante” di mia madre? Io!
2.555 giorni di lavoro, in solitudine, gomito a gomito con la follia di mia madre. Non si sapeva molto di Alzheimer negli anni ‘80, oggi le cose vanno diversamente, ci si occupa moltissimo di sostenere chi convive con l’ammalato.
A 23 anni ho perso mio padre, una morte preannunciata un anno prima: tumore ai polmoni. Ho ereditato e sono diventato ricco. Un’abbondanza figlia della Morte, una ricchezza senza faccia, che sentivo di non meritare. Alle spalle avevo due bocciature al liceo, e una consolidata nomea di fannullone disperato, di senza speranza cioè. Erravo senza meta, commettevo errori mancando di direzione, brancolando nel buio.
In quegli anni leggevo molto, conosci l’”Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Master? È una raccolta di poesie, ascolta questa:
WILLIAM GOODE
A tutti nel villaggio pareva, senza dubbio,
ch’io andassi qua e là, senza scopo.
Ma qui accanto al fiume si possono vedere al tramonto
i pipistrelli dalle morbide ali svolazzare a zig-zag
– devono volare così per acchiappare il cibo.
E se avete mai perduto il cammino
di notte nel profondo del bosco
accanto al guado di Miller
e infilato più strade,
dovunque la luce della Via Lattea scintillasse,
tentando di trovare il sentiero,
capireste che io cercavo la via
con lo zelo più serio,
e che tutto il mio errare
era un errare a questo scopo.”
Come William Goode, non avendo direzione, immerso nel buio, tentavo di trovare il senso della mia vita. Le persone che mi stavano attorno, criticavano molto il mio vagare cieco nel buio del mio bosco, ignorando la mia fatica.
Ignorare, bada bene, non è non sapere le cose, è non volerle vedere, consciamente o, come nel mio caso, inconsciamente.
Mio padre, i miei fratelli sapevano che cosa stavano commettendo? Assolutamente no. È giunto tuttavia il tempo della presa di consapevolezza, sicuramente della mia!
Ho creduto per buona parte della mia vita, di essere sbagliato, di essere un ribelle e di non meritare di essere felice, ma era una grande menzogna che raccontavo a me stesso.
Sai, funziona così, come dice Alejandro Jodorowsky:
“Ci viene inculcata l’idea che siamo colpevoli di essere quello che siamo, per cui sprofondiamo in una dolorosa nevrosi da fallimento.”
Mi era stato affidato un compito dannatamente gravoso: convivere tutti i giorni con la demenza di mia madre e io, da bravo bambino quale credevo di dover essere per meritare amore, avevo indossato il ruolo affidatomi.
Per 40 anni ho comprato la storia che mi raccontavano di me e che io stesso ero giunto a credere:
“Non ha voglia di fare nulla, è uno scansafatiche, una pecora nera, un disperato.”
La verità? La verità è che ero diventato uno studente lavoratore, mio malgrado, e che il mio lavoro comportava sopportare l’immenso peso della demenza di mia Madre. Ne sono rimasto letteralmente schiacciato!
Da primo della classe a ultimo! Ho conosciuto in quegli anni una tristezza annichilente, profondissima, conosco molto bene la depressione.
Quando mio padre morì, avevo perso ormai tutto: equilibrio, amici, voglia di vivere, e certamente mancavo di direzione. Ero diventato agli occhi del mondo, come detto, “quello che non ha voglia di fare nulla” e il più feroce dei critici nei miei confronti, ero proprio io!
Alle volte accade proprio questo: la funzionalità della famiglia, ha bisogno di un individuo disfunzionale per mantenere il proprio equilibrio. Così mio padre tornava per le 20,00 e i miei fratelli dopo il lavoro, tornavano alle proprie case. L’Alzheimer era una realtà che danzava tra me e mia madre! Nella notte più fitta di me stesso, se non si fosse accesa la fiamma della candela a me più cara, forse non mi sarei più ritrovato. Vengo da una famiglia disfunzionale, ma ne ho formato una funzionale davvero. Il mio matrimonio con Betti? I miei figli? Il mio più grande successo!
Ho camminato tuttavia per buona parte della mia vita di adulto, con un’andatura sbilenca: un piede sul prato e uno sui cocci. Come ti ho detto, tentavo di risolvere le mie fatiche da solo.
AVEVO 44 ANNI QUANDO, DOPO TRE ANNI DI RESISTENZE, HO SCELTO DI PRENDERE IN MANO IL TELEFONO E DI FARMI AIUTARE.
Il mio cambiamento è partito da lì, dal mio: “Voglio stare bene!”
Io lo so, lo so con precisione, quando tu ti siedi di fronte al professionista che hai scelto nella speranza che ti possa essere d’aiuto, il 51% è fatto. Lo dico sempre ai miei clienti e poi chiedo loro come li fa sentire. La risposta? Si sentono sollevati, Sol-levati, levati verso il Sole!
C’è un proverbio africano che recita così:
“Volgi lo sguardo verso il sole, così le ombre cadranno alle tue spalle.”
CONTATTAMI, SUBITO, SE SEI DAVVERO STANCA DI ESSERE STANCA!
VUOI ENTRARE IN CONTATTO ANCHE TU CON UNA VERITA’ POTENTE?
Un bicchiere da 100 ml riempito con 50 ml di, acqua per esempio, è mezzo pieno o è mezzo vuoto?
Sappilo, sono vere entrambe le risposte: pertanto è vero che il bicchiere è mezzo pieno, così com’è vero che il bicchiere è mezzo vuoto.
Tua la mancata responsabilità di osservare le ombre volgendo le spalle al sole (bicchiere mezzo vuoto), e sempre tua l’abilità di risposta di volgere lo sguardo al sole, facendo così cadere le ombre alle tue spalle (bicchiere mezzo pieno).
È straordinario scoprire che se scegli di osservare il bicchiere mezzo vuoto, avrai ragione e farai esperienza di scarsità, di difficoltà, di durezza, di vittimismo e di irresponsabilità (Alchimia Inferior) ed è rivoluzionario comprendere che, se invece scegli di osservare il bicchiere mezzo pieno, avrai ragione anche in questo caso, e farai esperienza tuttavia di abbondanza, di difficoltà scelta (impegno) e di capacità di incidere sulla realtà, aumentando così il contatto con la responsabilità, con la forza e con l’Essenza (Alchimia Superior).
Siamo Maghi, è semplice, crediamo ciò che pensiamo e facciamo esperienza di ciò in cui crediamo. Non si tratta di un miracolo: è che la felicità non accade, la felicità è una scelta, è figlia della tua e solo della tua piena respons-abilità.
Pertanto, diventare autore della propria vita significa questo: comprendere che il potere di creare una vita di cui essere fiero, è SOLO TUO!
Se sei arrivato a leggere fino a qui, beh, complimenti, è molto probabile che tu sia pronto a prendere in mano il telefono e a fissare l’appuntamento che ti permetterà di trovarti magicamente oltre la metà del processo di trasformazione.
CONTATTAMI SUBITO PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!
Tutto parte quindi dalla tua assunzione di responsabilità, come visto. La felicità diventa così un tuo compito, è nelle tue mani, solo tu la puoi permettere, solo tu la puoi impedire.
“Tu stesso sei la Porta e anche il Guardiano che proibisce l’entrata”. Alejandro Jodorowsky
Oggi ho compreso che sono un uomo di successo, coraggioso e forte e so che senza questa sofferenza che ho alle spalle, le parole che scrivo non avrebbero visto la luce e Io non sarei ciò che sono.
Ho scoperto di avere speso quasi tutta la mia intera esistenza, per essere pronto ad accogliere me stesso, accogliendo Te.
Ancora Jodorowsky: “… Se mi do da fare per prendermi cura della gente, comincio a prendermi cura di me stesso, capisci? Per essere “terapista”, bisogna essere malato. La prima cosa da fare è curare se stessi e POI prendersi cura la gente, il mondo sei tu e sono io. Il mondo è quello che siamo”.
Ho quindi smesso di giudicare il passato, sono suo figlio, senza di esso non sarei divenuto Padre e Madre di me stesso.
Quando è iniziato il mio cambiamento, sono tornato a leggere e a studiare molto. Il primo libro che ho letto è stato “La fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani. Almeno 10 anni prima, mio fratello Silvano, cardiologo ed esperto di Ayurveda, mi aveva regalato un libro: “La Scienza dell’Essere e l’arte di vivere” di Maharishi Mahesh Yogi. A quei tempi lo avevo aperto e letto in più punti, stabilendo in un amen che, non era cosa per me. Davvero non so descriverti o spiegarti il perché, ma ultimata la lettura del libro del grande Terzani, una forza che non so definire, mi ha fatto schizzare verso la mia libreria, in preda a un forte fermento. Convinto di dover iniziare una lunga ricerca fra i libri in doppia fila, ebbene lascia che ti dica che il mio sguardo è stato pilotato là, a destra in basso, cogliendo immediatamente la presenza del libro del Maestro indiano.
Questo scritto? Il più importante della mia vita! È stato allora che ho scoperto IL POTERE RIVOLUZIONARIO DELLA MEDITAZIONE.
Ero solo agli inizi. Due anni più tardi, le molte letture fatte, mi hanno permesso di scrivere la mia tesi di laurea (a 28 anni avevo dato il penultimo esame e a 31 avevo deciso di completare il corso di studi, scegliendo di dare l’esame di italiano, l’ultimo rimasto, per potermi laureare “vita natural durante”, testuali parole e così è stato). Nel 2011 mi sono laureato quindi e non ho più smesso di espandere la mia conoscenza e la mia esperienza. Sono diventato Operatore Olistico specializzato nelle tecniche di respiro connesso e consapevole e a seguire Counselor Integrale e indirizzo Olistico; oggi mi occupo di meditazione e ne promuovo l’esperienza. Per cinque anni sono stato Tutor dei nuovi allievi e futuri colleghi Counselor, nella Scuola di counseling in cui mi sono formato. Ho di recente acquisito il titolo di Coach NeuroRelazionale. Credo che non passi giorno in cui io non ringrazi per le informazioni (conoscenza) e la formazione (esperienza) ricevuti. Così oggi mi occupo di Me, prendendomi cura di Te.
La relazione è santa sai?!
Dio guarisce a due a due!
Durante il percorso di formazione, una delle parole più trasformative che ho imparato è questa: integrazione. Lo so, la si usa spesso, ma per avere un linguaggio comune, integrazione è per Me “cessazione del giudizio negativo”.
Quando si giunge a comprendere che le cose non accadono A noi, ma accadono PER noi, l’integrazione diventa un’esperienza.
La sofferenza (psicologica) e il dolore (fisico), sono terribili da sopportare se non se ne intuisce la ragione. Ho compreso che tutto ha un senso e che ciò che sono oggi, è figlio di ciò che è stato ieri. Senza la sofferenza provata, non sarei giunto nella profondità di me stesso, senza l’esperienza del rifiuto, dell’abbandono, dell’ingiustizia, dell’indifferenza, dell’umiliazione del tradimento, non sarei qui con Te, a scrivere di ciò che oggi sento e penso.
Senza il senso di fallimento, oggi non saprei che cos’è il vero successo, senza il tuffo nel buio, non avrei capacità di riconoscere la luce e di apprezzarne consapevolmente la bellezza. S’impara a riconoscere che cos’è il caldo facendo esperienza di che cosa sia il freddo. E così, noi esseri umani conosciamo la verità attraverso gli opposti: facciamo esperienza di che cosa sia la verità attraverso l’esperienza della menzogna, riconosciamo il piacere facendo esperienza del dolore, riconosciamo la libertà dopo averla perduta, e torniamo a Casa solo grazie al fatto di credere di esserne usciti. È stato così, fermandomi a meditare, che ho compreso che Casa è dentro di me e che se volevo stabilità e conoscenza di Chi Sono, era necessario che “uscissi dal fuori”.
Siamo come un fiume noi umani: una parte scorre continuando a mutare (l’acqua), e una parte è stabile (il letto e le sponde del fiume). Se vuoi stabilità per ri–posa te stesso, torna a posare te stesso su ciò che non muta.
Il silenzio e la calma del respiro e del corpo, la Meditazione, generano l’esperienza della stabilità della mente.
A piè pagina troverai una frase in sanscrito che per me è sintesi di tutto quanto l’essere umano è chiamato a imparare:
YOGA STHAH KURU KARMANI
È il Verso 48 del Capitolo secondo della Bhagavad Gita, il libro sacro agli Indù, che Gandhi chiamava “La Madre”. Significa questo:
“Stabilizzato nello Yoga, nell’unione della mente con il Divino, compi le azioni”.
Quando ho cominciato a meditare, i frutti sono maturati con rapidità e con abbondanza. Il primo dono è stata la comprensione che non esistono un io e un tu, se non in apparenza; meditando ho compreso il valore del senso di unità, ho compreso che il mio nome, quello vero, quello più intimamente autentico, è “Noi!”, una riconoscenza, una conoscenza che accade di nuovo, che è gratitudine che crea appunto.
Integrazione pertanto è l’azione che ti rende integrato, dal latino “intus” (dentro), “gratus” (grato), grato dentro, non più diviso dal giudizio sulle esperienze di polarità negativa e restituito all’Uno quindi, all’armonia, alla comprensione che tutto è Te e per Te.
Nella vita la differenza la fa la forza, in presenza di debolezza mentale e mancando il contatto con la bussola del cuore, noi umani ci pieghiamo e talvolta ci spezziamo purtroppo. È la forza che fa la differenza e nessuno può divenire muscoloso e quindi forte, senza alzare pesi.
“L’esistenza pesa.
Ma per colui che non si smarrisce,
il peso diventa ala.”
Da “Dialoghi con l’Angelo” trascritti da Gitta Mallasz
Così Tu, Io, Noi, alziamo pesi, tutti i giorni, non perché la vita è dura, ma perché la Vita vuole espandersi e divenire forte e saggia, capace di ricordare di Essere Amore.
COSA HO SCOPERTO
Ho scoperto quindi una cosa importante: in assenza d’integrazione, in assenza di gratitudine dentro, ciò di cui facciamo esperienza è la dis-integrazione; è la mancanza di senso che genera la sofferenza della psiche, e prima o poi, anche quella del “soma”, il dolore del corpo. Il nostro Sé superiore si comporta come un tiranno quando non viene riconosciuto, quando di fatto viene ignorato. È questo il significato della frase:
“Il sè di colui che ignora il suo Sè, si comporterà con l’inimicizia dell’avversario” di Maharishi Mahesh Yogi.
Siamo vasti sai e contraddittori. Non siamo monoliti granitici, coerenti sempre e sempre uguali a noi stessi. Così Walt Whitman, il poeta:
“Io lo so, mi contraddico, sono ampio, contengono moltitudini”.
Siamo fatti di parti, siamo energia e l’energia ha una polarità positiva e una negativa. Siamo fatti di opposti e tutto conteniamo Energia essendo. Laddove una parte di me dice “Lo voglio!”, spesso si agita, non vista e inconscia, una parte di me che dice “No, non lo meriti!”.
È essenziale riconoscere l’energia del “no”, Carl Gustav Jung diceva:
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu, lo chiamerei destino”.
Quando non comprendiamo che una parte di noi ci boicotta a causa di sensi di colpa, a causa di credenze limitanti, a causa di sensi d’inadeguatezza, per paura di fallire, o di essere rifiutati, o di sentirci soli, e quando manchiamo di comprendere che siamo noi stessi a impedire il nostro successo, ci accade di immaginare che la colpa sia di qualcuno, là fuori. È così che diventiamo accusatori, dimenticando che quando puntiamo l’indice contro qualcuno, tre dita segretamente, sono inesorabilmente puntate contro di noi, così come rivela la saggezza di un proverbio Maori.
SE QUINDI DAVVERO VUOI VIVERE LA VITA CHE MERITI…
Se davvero lo vuoi, è tempo di cambiare!
Se davvero lo vuoi, è tempo di imparare!
Se davvero lo vuoi, è tempo di capire!
Se davvero lo vuoi, è tempo di Te!
È creando un presente nuovo che crei il futuro che desideri e di conseguenza un passato finalmente privo di rimpianti!
Gioca il gioco della vita, sfrutta le tue risorse, ascolta le tue emozioni, riconosci e appaga i tuoi bisogni insoddisfatti, è questo il tempo nuovo, il dono è ora e qui, il presente è adesso.
Che tu possa scegliere di essere felice!
Alberto Pomari – Counselor e Alpinista interiore
LEGGI ANCHE I SETTE MOTIVI D’ORO PER FARE UN PERCORSO DI CRESCITA PERSONALE
LA TUA FORZA INIZIA CON LA SCELTA DI CHIEDERE AIUTO A UN ESPERTO ACCREDITATO!
IO SONO IL COUNSELOR CHE HA SCRITTO GURU DI ME STESSO – MANUALE DI ALPINISMO INTERIORE
RICORDA: IL PRIMO PASSO NON TI PORTA DOVE VUOI MA TI TOGLIE DA DOVE SEI!
CHIAMAMI SUBITO, PRIMA CHE SIA DAVVERO TROPPO TARDI
PROCRASTINARE AUMENTA LA SOFFERENZA!
ESERCIZIO: per sciogliere l’ansia
- siedi comodamente su di una poltrona o su una seggiola provvista di schienale
- chiudi gli occhi
- tieni la schiena e la testa bene eretti
- rilassa le spalle, permettendo che cadano e appoggia le mani sulle cosce
- avverti il contatto dei piedi con il pavimento ed esercita una delicata pressione sulla pianta dei piedi stessi per 3-4 secondi
- ascolta ora il tuo respiro, sii presente per un minuto al respiro che entra e al respiro che esce… accogli le tue percezioni senza giudicarle, lascia che i pensieri e le sensazioni fisiche fluiscano liberamente
- ora respira in modo più ampio, stai attento a non esagerare. Le inspirazioni devono essere solo leggermente più ampie delle precedenti
- conta, mentalmente, 20 respiri ampi
- ora sposta la tua attenzione sull’espirazione, solo sull’espirazione
- ascolta cosa accade al tuo corpo quando rilasci l’aria presente nei polmoni
- come si muovono le spalle durante l’espirazione?
- cosa avverti lungo la schiena quando espiri?
- quali sensazioni percepisci nel ventre quando butti fuori l’aria?
- quali altre sensazioni percepisci nel corpo?
- concediti alcuni secondi ancora di presenza e osservazione di ciò che c’è, prendi infine tre respiri lenti e profondi e, con i tuoi tempi, riapri gli occhi…